Lo scorso mese di ottobre 2024, l’avv. Veronica Dindo ha partecipato come relatrice al Congresso internazionale dell’UIA (Unione Internazionale Avvocati).
Il suo intervento ha avuto ad oggetto il rapporto tra l’intelligenza artificiale e la professione legale.
Traendo spunto da alcuni dati statistici, è stato anzitutto inquadrato l’approccio generale dei colleghi italiani all’intelligenza artificiale: nel nostro Paese risulta che il 58,7% degli avvocati percepisce l’IA come un’opportunità, mentre il 32% la vede come una minaccia (dati tratti dal rapporto Censis 2024, condotto in collaborazione con la Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense [https://www.censis.it/sites/default/files/downloads/RAPPORTO%20AVVOCATURA_2024_0.pdf])
Oltre ai dati nazionali, è stato analizzato un report di Wolters Kluwer, pubblicato nel 2024, basato sul sondaggio condotto tra 700 avvocati negli Stati Uniti e in nove paesi europei (https://www.wolterskluwer.com/it-it/news/la-survey-di-wolters-kluwer-future-ready-lawyer-2024).
Il report rivela che il 76% dei professionisti che lavorano in uffici legali aziendali e il 68% degli avvocati che operano in studi legali, utilizza l’IA settimanalmente. Oltre un terzo dei professionisti di entrambe le categorie, inoltre, ha riferito di utilizzare l’AI addirittura quotidianamente.
Il 73% dei legali d’azienda e il 58% degli avvocati in studi legali prevede inoltre di aumentare gli investimentiin IA nei prossimi tre anni.
Sotto altro aspetto, sono stati brevemente descritti alcuni dei diversi strumenti di IA che sono già disponibili e in fase di sperimentazione negli studi legali. Tra questi, ChatGPT 4 per la generazione di contenuti, DeepL per le traduzioni, Canva per la creazione di contenuti visivi. Esistono anche soluzioni più specifiche, come Lowy e Spellbook, progettati per la redazione di documenti giuridici e la gestione di contratti, sebbene rivolti al mondo giuridico anglo-sassone. Altri strumenti, come Grammarly, supportano la scrittura e la correzione di bozze (strumento disponibile per il momento soltanto in inglese).
Nonostante i vantaggi che presenta l’IA, ne sono state evidenziate anche alcune delle criticità. Tra queste, le cosiddette “allucinazioni”, ovvero la generazione di contenuti non basati su fatti reali. Inoltre, le tecnologie di IA, che funzionano sulla base di dati statistici, prestano il fianco al possibile “pregiudizio statistico”, ossia un output che non può tenere conto delle eventuali specifiche del singolo e peculiare caso concreto, assimilandolo a quanto già noto.
Anche la privacy e la protezione dei dati restano aspetti fondamentali e molto delicati, soprattutto se l’utilizzo dell’AI è effettuato in un contesto come quello legale.
Sono state quindi indicate le fonti internazionali ed europee che si sono occupate negli ultimi anni di intelligenza artificiale (tra cui la Carta Etica Europea sull’uso dell’intelligenza artificiale nei sistemi giudiziari e nel loro contesto – Consiglio d’Europa – 2018; Le Linee guida del Conseil National des Barreaux – Giugno 2023; la Convenzione sull’intelligenza artificiale e i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto – Consiglio d’Europa – 2024; il Regolamento UE 1689/2024 «AI Act»). È stato fatto riferimento anche al progetto di leggeallo stato in discussione presso il Parlamento italiano (novembre 2024).
Sono state infine sottolineate una serie di norme già esistenti e preesistenti nel nostro ordinamento, che hanno però un diretto impatto e da cui non si può prescindere nell’approccio all’AI, tra le quali anzitutto l’art. 24 della Costituzione che tutela il diritto di difesa, il Regolamento Europeo che tutela la protezione dei dati personali (c.d. GDPR) e non da ultimo le norme del codice deontologico forense, che impongono in generale all’avvocato il dovere di competenza, riservatezza e informazione del cliente.
In definitiva, di fronte a un cambiamento di tale portata, si è concluso come sia fondamentale mantenere un atteggiamento aperto, che consenta di abbracciare e utilizzare la novità, ma al tempo stesso vigile, affinchè la nuova tecnologia sia correttamente incanalata entro i parametri appropriati, nel rispetto dei valori fondanti della nostra professione.