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Mediazione e diritto di famiglia

Lo scorso 22 gennaio l’avv. Veronica Dindo, socia dello studio, ha tenuto una relazione per i colleghi della sezione provinciale dell’AIAF, sul tema della mediazione familiare nell’ambito del diritto di famiglia e all’esito della riforma Cartabia. L’incontro è stato un’opportunità di approfondimento sulle novità normative e sulle loro implicazioni pratiche.

La riforma Cartabia ha sistematizzato la mediazione familiare all’interno del processo civile, introducendo disposizioni specifiche nel codice di procedura civile.

Le modifiche più rilevanti riguardano l’introduzione disposizioni inerenti la mediazione che sono oggi contenuti in 4 articoli del rito della famiglia: l’art. 473-bis.10, 473-bis.14, 473-bis.42 e 473-bis.43. Questi articoli si suddividono in due categorie principali:

  1. Disposizioni promozionali della mediazione: il giudice ha ora la facoltà – e in sede di decreto di fissazione della prima udienza anche l’obbligo – di informare le parti e di invitarle alla mediazione in qualsiasi fase del processo, con la possibilità di rinviare i provvedimenti temporanei e urgenti per agevolare un accordo extragiudiziale (art. 473-bis.10 e 473-bis.14).
  2. Limitazioni in caso di violenza domestica: il giudice non può invitare alla mediazione in caso di violenza o abuso e il mediatore deve interrompere il percorso se ne ha notizia (art. 473-bis.42 e 473-bis.43).

Un’ulteriore innovazione – avvenuta per iniziativa di alcuni Tribunali, tra cui quello di Verona – riguarda l’istituzione di spazi informativi gratuiti presso gli stessi, dove, gratuitamente, vi è la possibilità per le parti, ma anche, eventualmente, per gli avvocati di confrontarsi con un mediatore e acquisire le necessarie preliminari informazioni attinenti a un possibile percorso.

Infine, la riforma ha previsto la creazione di elenchi di mediatori familiari presso ciascun Tribunale e un Comitato di valutazione, regolamentato dagli artt. 12-bis e seguenti delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile. L’iscrizione a detto elenco richiede una specifica formazione e competenze giuridiche, deontologiche e in materia di tutela dei minori e violenza domestica.

Queste novità rafforzano il ruolo della mediazione come strumento di risoluzione delle controversie familiari, con l’obiettivo di favorire soluzioni familiari condivise, oltre che ridurre il contenzioso giudiziario.


Dindo, Zorzi & Associati
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